Lo stigma interiorizzato come fattore transdiagnostico nelle donne con disturbo dell’alimentazione

A cura di: Alice Nannini e Simona Calugi

Le persone con peso elevato sono regolarmente stigmatizzate e discriminate sulla base della forma corporea, del peso e della taglia. Nella cultura occidentale si riscontrano frequenti esperienze di stigma del peso (ad es. episodi di esclusione sociale, commenti sgradevoli e inadeguati da parte degli altri, discriminazioni in ambito lavorativo).

L’interiorizzazione dei pregiudizi sul peso, ovvero l’attribuzione a sé stessi di qualità negative, l’internalizzazione di stereotipi dannosi (come essere pigro, non possedere forza di volontà) e della credenza di meritare trattamenti ingiusti a causa del proprio peso o della propria taglia, risulta correlata al disturbo dell’immagine corporea e alla psicopatologia dei disturbi dell’alimentazione.

Inoltre, lo stigma del peso ha anche un impatto negativo sulla salute psicofisica, tra cui bassa autostima, depressione, evitamento dell’attività fisica ed evitamento delle cure sanitarie.

Anche se l’internalizzazione dei pregiudizi basati sul peso sembra essere maggiore tra coloro che hanno un Indice di Massa Corporea (IMC) più elevato, la relazione tra tali pregiudizi e la psicopatologia dei disturbi dell’alimentazione è risultata statisticamente significativa per tutti i livelli di peso.

Allo stesso modo, è stata riscontrata l’esistenza di una relazione tra l’interiorizzazione di altri tipi di pregiudizi sociali, quali la sorveglianza del corpo (in cui si monitora l’aspetto fisico) e la vergogna per il proprio corpo, e le caratteristiche cliniche dei disturbi dell’alimentazione.

Anche se la sorveglianza del corpo, la vergogna per il corpo e l’interiorizzazione dei pregiudizi basati sul peso sono stati già investigati in relazione ai disturbi dell’alimentazione, ad oggi nessuna ricerca si è occupata di valutare congiuntamente questi tre fattori in una popolazione clinica transdiagnostica di donne con disturbi dell’alimentazione nell’intero range di peso.

Per questo motivo un recente studio, pubblicato sulla rivista Eating Disorders: The Journal of Treatment & Prevention, si è proposto i seguenti obiettivi: i) esaminare la relazione tra l’interiorizzazione dei pregiudizi sul peso, la sorveglianza del corpo e la vergogna per il corpo, da una parte, e la psicopatologia dei disturbi dell’alimentazione dall’altra, in un campione transdiagnostico nell’intero range di peso; ii) valutare se l’interiorizzazione dei pregiudizi basati sul peso concorra in modo univoco a specifiche caratteristiche della psicopatologia dei disturbi dell’alimentazione, ovvero restrizione dietetica, eccessiva valutazione del peso e della forma del corpo e insoddisfazione corporea.

Sono state reclutate, presso differenti cliniche specializzate nel trattamento di disturbi dell’alimentazione, 98 donne di età compresa tra 18 e 58 anni, con un IMC tra 15,80 e 59,70 kg/m². Le partecipanti erano trattate a diversi livelli di cura (setting ambulatoriale, ambulatoriale intensivo, ospedalizzazione parziale, ricovero) e presentavano differenti tipi di diagnosi (anoressia nervosa, bulimia nervosa, disturbo da binge-eating o disturbi dell’alimentazione con altra specificazione).

Le variabili misurate comprendevano: la psicopatologia specifica del disturbo dell’alimentazione (rilevata tramite l’EDE-Q, Eating Disorder Examination Questionnaire), le esperienze di stigma del peso (Stigmatizing Situations Inventory-Brief), l’interiorizzazione dei pregiudizi basata sul peso (Modified Weight Bias Internalization Scale), la sorveglianza del corpo e la vergogna per il corpo (Objectified Body Consciousness Scale).

I risultati indicano che punteggi più elevati di interiorizzazione dei pregiudizi sul peso, sorveglianza del corpo e vergogna per il corpo si associano ad una maggior gravità della psicopatologia del disturbo dell’alimentazione.

Inoltre, l’analisi di regressione multipla gerarchica ha evidenziato che la sorveglianza del corpo si associa alla restrizione dietetica, mentre l’interiorizzazione dei pregiudizi basati sul peso e la vergogna del corpo si associano all’eccessiva valutazione del peso e della forma del corpo. Soltanto l’internalizzazione dei pregiudizi sul peso è associata all’insoddisfazione corporea.

Non è stata riscontrata alcuna correlazione tra l’interiorizzazione dello stigma del peso e l’IMC, un dato in linea con studi precedenti e che suggerisce come l’internalizzazione dei pregiudizi possa manifestarsi in tutti i range di peso. Infine, è stata trovata una bassa correlazione tra esperienze stigmatizzanti e interiorizzazione dei pregiudizi basati sul peso, per cui non sembra necessario sperimentare direttamente su di sé esperienze discriminatorie legate al peso per giungere alla comprensione, e in seguito all’internalizzazione, dello stigma ponderale.

Nonostante alcune limitazioni (ad es. il tipo di studio cross-sectional, la mancanza di dati inerenti ai precedenti trattamenti dei pazienti, il campione composto principalmente da donne bianche), la ricerca enfatizza l’importanza e le implicazioni cliniche dell’interiorizzazione dei pregiudizi riguardanti il peso in un campione transdiagnostico di donne con disturbi dell’alimentazione. Una sfida per il futuro è quella di riuscire a contrastare in modo efficace i messaggi discriminatori e pregiudizievoli relativi al peso sempre più pervasivi nella società al fine di supportare le persone che affrontano un percorso di guarigione dal disturbo dell’alimentazione.

 

Martin-Wagar, C. A., & Weigold, I. K. (2022). Internalized Stigma as a Transdiagnostic Factor for Women with Eating Disorders. Eating Disorders: The Journal of Treatment and Prevention. Doi: 10.1080/10640266.2022.2095481