Doppio Standard nella valutazione del corpo? Come l’identificazione con un corpo stimolo influenza le valutazioni in donne con anoressia nervosa e bulimia nervosa.

Le donne con un disturbo dell’alimentazione (DA) sembrano avere un giudizio più critico e negativo sul proprio corpo rispetto a donne senza un DA e inoltre sembrano applicare standard più rigidi per se stesse nella valutazione del proprio corpo rispetto a quello di altre, a causa di un bias cognitivo, noto come doppio standard. Alcuni studi suggeriscono che il doppio standard potrebbe dipendere dall’identità associata al corpo oggetto di giudizio ma non esistono studi che hanno cercato di isolare questa variabile dalle caratteristiche fisiche idiosincratiche dei corpi.
Così un recente studio, condotto presso l’Università di Osnabruck (Germania) da Voges e collaboratori (2018) ha lo scopo di esaminare se le donne con DA applicano un doppio standard nella valutazione dello stesso corpo presentato con la propria faccia e con una faccia diversa e confrontare questi risultati con quelli ottenuti con un campione non clinico ottenuto da un precedente studio degli stessi autori.
Sono state reclutate 65 donne con un’età compresa fra i 18 e i 30 anni con anoressia nervosa (AN, n=34) e bulimia nervosa (BN, n=31) secondo i criteri del DSM-5 e confrontate con un gruppo di controllo non clinico (n=114).
Gli stimoli “corpo” sono stati costituiti da immagini di corpi con 5 diverse corporature (magro, normopeso, sovrappeso, atletico e ipermuscoloso) presentati ciascuno in 5 diverse pose, su cui gli autori hanno posizionato il volto delle partecipanti (precedentemente fotografate con un’espressione neutra in posizione frontale) e un volto mediamente attraente (ottenuto da un database). Dopo aver omologato gli stimoli per aumentare la coerenza delle immagini con un software, ad ogni partecipante sono state presentate 50 foto-stimolo (25 corpi con la propria faccia e gli stessi 25 corpi con l’altra faccia), per 3 secondi ciascuna, in ordine casuale. Dopo ogni presentazione le partecipanti hanno assegnato un punteggio (da 0 a 9) per valutare la loro esperienza emotiva di fronte alle immagini dei corpi (valenza e livello di attivazione) e tre aspetti relativi ai corpi (grado di attrattiva, grasso corporeo e massa muscolare).
I risultati indicano che il gruppo con DA esperisce emozioni maggiormente negative di fronte ai corpi quando questi presentano la loro faccia per tutte le corporature ad eccezione della corporatura magra. Per quest’ultima il gruppo con BN non presenta un doppio standard, mentre il gruppo con AN mostra emozioni più positive. Inoltre, il gruppo non clinico, presenta un doppio standard per la valenza emotiva solo per le corporature sovrappeso e atletica. Per quanto riguarda il livello di attivazione emotiva tutti i gruppi mostrano maggiore attivazione quando il corpo viene presentato con la propria faccia e questo doppio standard è più significativo per i corpi in sovrappeso.
Relativamente ai giudizi espressi sulle caratteristiche dei corpi, il gruppo clinico giudica i corpi meno attraenti quando questi presentano la loro faccia, tranne che per il corpo con corporatura magra, dove non si registra un doppio standard. Inoltre, le donne con AN e BN stimano una più alta quantità di massa grassa nei corpi con la loro faccia, contrariamente al gruppo di controllo che non presenta un doppio standard per questo aspetto. Infine, la stima della massa magra risulta inferiore nei corpi con la propria faccia solo per le corporature normopeso e sovrappeso per tutti i gruppi.
Gli autori commentano i risultati sottolineando che lo studio fornisce supporto all’ipotesi che le donne con un DA applicano il bias cognitivo del doppio standard nella valutazione dei corpi che in particolare dipende dall’identità del corpo. I dati relativi alla reazione emotiva delle partecipanti di fronte agli stimoli corpo mostrano che tutti i gruppi hanno sperimentato un livello maggiore di attivazione quando il corpo è presentato con la propria faccia, ma nelle pazienti con DA questa rilevanza è più pronunciata rispetto ai controlli, come ad indicare una loro maggiore reazione emotiva verso il proprio corpo reale. L’attivazione maggiore per il corpo in sovrappeso riscontrato in tutti i gruppi può indicare che le donne possono percepire il corpo sovrappeso come uno stimolo avversivo che innesca preoccupazione, probabilmente a causa dell’ideale di magrezza tipico della società occidentale. In linea con questa ipotesi, tutti i gruppi hanno provato sentimenti più negativi guardando il corpo in sovrappeso quando è stato presentato con la propria faccia rispetto a quando è stato presentato con la faccia di un’altra donna.
Per quanto riguarda la valutazione dei corpi, gli autori ipotizzano che alla base del doppio standard potrebbe esservi l’attivazione di alcuni schemi corporei nelle pazienti con DA, come “La magrezza è attraente; devo essere magra per essere attraente” oppure “Sono grassa o troppo grassa”. Questi schemi si attiverebbero di fronte alla valutazione di corpi giudicati essere i propri portando le pazienti a fare valutazioni coerenti con i propri schemi contrariamente a quando i corpi sono presentati con un’altra faccia (come ad esempio succede al gruppo con AN che stima un più alto livello di grasso corporeo e un minore grado di attraenza quando i corpi sono presentati con la propria faccia rispetto a quando sono presentati con la faccia di un’altra donna, anche se i corpi sono identici).
Il fatto che nessun doppio standard relativo all’attraenza sia osservabile nel caso del corpo magro potrebbe essere dovuto al fatto che le donne con AN possono trovare questo corpo attraente sia per se stesse che per le altre donne. In linea con questo, le reazioni emotive del gruppo con AN erano più negative quando i corpi venivano presentati con la propria faccia rispetto all’altra faccia, ad eccezione del corpo magro. Inoltre, la valutazione di un più alto grado di grasso corporeo per il corpo magro quando è stato presentato con la propria faccia potrebbe favorire un’immagine non patologica del proprio corpo e la negazione della dannosità dell’essere in sottopeso.
Infine, le valutazioni della massa muscolare sembrano essere meno influenzate dall’identità, in quanto potrebbero essere meno rilevanti per l’autovalutazioone delle donne. Tuttavia, la presentazione del corpo in sovrappeso e normopeso con la propria faccia ha portato a una stima più bassa della massa muscolare, indicando che anche uno schema corporeo relativo ad avere un grado insufficiente di massa muscolare potrebbe influenzare la valutazione del corpo. Poiché esiste una tendenza crescente nell’ideale di corpo femminile, non legato all’essere magro, ma piuttosto atletico e in forma, la massa muscolare potrebbe diventare più rilevante per le donne.
Confrontando i due gruppi con DA, alcune differenze riscontrate a livello descrittivo non hanno raggiunto una significatività statistica, e ciò può indicare, in linea con la teoria transdiagnostica che le pazienti con AN e BN presentano una psicopatologia sovrapponibile e possono quindi non differire nell’applicazione del doppio standard. Futuri studi con campioni di dimensioni maggiori potrebbero consentire una migliore interpretazione di eventuali differenze esistenti tra piccoli gruppi.
Gli autori concludono suggerendo che potrebbe essere utile includere un “bias dell’identità” nella teoria cognitivo comportamentale dei DA, oltre ai bias cognitivi già conosciuti come il bias di attenzione, interpretativo o di memoria. Come implicazione clinica, questi dati relativi al bias di identità potrebbero essere incorporati nella psicoeducazione dei pazienti, per aumentare la loro conoscenza e consapevolezza su tale bias, con l’obiettivo di ridurlo. Inoltre, nella parte della terapia che riguarda l’esposizione del corpo, potrebbe essere suggerita l’implementazione di un cambio di prospettiva nel valutare il proprio corpo, ad esempio immaginando che appartenga ad un amico o ad un estraneo, al fine di promuoverne una visione più oggettiva.

Fonte: Voges, M. M., Giabbiconi, C. M., Schöne, B., Braks, K., Huber, T. J., Waldorf, M., … & Vocks, S. (2018). Double standards in body evaluation? How identifying with a body stimulus influences rating in women with anorexia nervosa and bulimia nervosa. International Journal of Eating Disorders.