Francesca si presenta all’appuntamento puntuale. Ha prenotato la sua visita online. Ha 40 anni, lavora come impiegata in banca, si è separata da poco dal marito e ha un figlio. Quando le chiedo il motivo per cui è venuta da me, rivolge gli occhi su di sé e poi mi guarda dicendo “perché non si vede? Ormai ho superato i 100 chili….”.
Mi racconta di essere sempre stata, fin da bambina, un po’ sovrappeso, di aver sofferto per le prese in giro dei compagni, ma anche dei familiari, che la chiamavano “la mangiona”. Con la madre ha frequentato vari nutrizionisti, ma si ricorda di aver visto quelle diete come una sofferenza, tanto che appena poteva mangiava di nascosto, per poi sentirsi in colpa subito dopo. Il primo tentativo scelto da lei di perdita di peso lo fa intorno ai 20 con una dieta molto restrittiva, nella quale riesce a perdere 15 chili. Si sentiva molto meglio, ma nel giro di un paio d’anni recupera tutto il peso perso. Negli anni fa molte altre diete, qualcuna più rigida e altre un po’ meno, ma il risultato è sempre stato lo stesso. Perde un po’ di peso all’inizio, poi per un motivo o per un altro non riesce ad andare avanti e nel giro di qualche mese recupera tutto. Circa 5 anni fa riferisce di aver iniziato una dieta molto drastica, nella quale poteva assumere solo certi tipi di alimenti, la segue per 4/5 mesi, perdendo quasi 20 chili. Si ricorda però, verso la fine del percorso, un episodio in particolare in cui è in casa da sola, arrabbiata per una delle ennesime liti con il marito, apre il frigo con l’idea di mangiare uno yogurt, e si ritrova a mangiare senza controllo, con la sensazione di non riuscire a fermarsi, una grande quantità di cibo che da tempo non mangiava. Mangia molto velocemente, quasi senza sentire il sapore del cibo, fino a sentirsi sgradevolmente piena e l’episodio si conclude con un profondo senso di vergogna e disgusto nei propri confronti. Da quel momento in poi continua ad avere questi episodi, sempre un po’ più frequenti, affiancati a tentativi, mal riusciti, di riprendere il controllo sull’alimentazione. Quando arriva da me ha raggiunto il suo peso massimo e mi dice di non essere più in grado di seguire una dieta. Mi dice che la sua alimentazione è fuori controllo, che cerca a volte di mangiare di meno, ma il tentativo dura al massimo mezza giornata, per lasciare il posto ad un’alimentazione fatta soprattutto di cibi pronti, di cibo da asporto e di alcune abbuffate pomeridiane. È preoccupata perché si rende conto di non riuscire più a riprendere il controllo sull’alimentazione e teme che il figlio, di cinque anni, possa acquisire le stesse abitudini. Quando cerco di indagare meglio gli episodi di abbuffata, emerge che questi comportamenti sono la risultante di stati emotivi negativi e di tentativi infruttuosi di controllare, anche in modo estremo, l’alimentazione. Mi racconta che la mattina parte mangiando 4 o al massimo 5 biscotti secchi con latte scremato, poi arriva a lavoro e si promette di non fare la seconda colazione. A volte ci riesce, altre volte invece le colleghe le portano un dolcetto o una brioche presa al bar e Francesca non riesce a dire no. A quel punto la giornata, dal punto di vista del controllo sull’alimentazione, è finita. Mangia il suo solito pranzo al bar con un primo, ma aggiunge un gelato o un dolce alla fine, poi torna a casa nel pomeriggio e, se c’è il figlio, fa con lui una merenda molto abbondante, se non c’è continua a mangiare per gran parte del pomeriggio. La sera cena e dopo cena, qualche volta, prende un cioccolatino, ripromettendosi, però, di ripartire bene il giorno dopo. Il suo umore è altalenante, la separazione dal marito, avvenuta circa due anni fa è stata difficile. Adesso sta frequentando una persona, ma con poca convinzione e con frequenti litigi.
Mi chiede aiuto. Vorrebbe perdere peso, tornare a pesare i suoi 65 chili e avere un rapporto più sereno con il cibo. Ha capito che andare da un nutrizionista adesso non le servirebbe, pensa di aver bisogno di conoscere meglio il suo problema dal punto di vista psicologico.
A questo punto provo a spiegarle alcune cose e rispondere alle sue domande.
Spiego a Francesca che i problemi che mi ha riferito sono due, il primo che riguarda il peso in eccesso e il secondo che riguarda il comportamento problematico delle abbuffate. Mentre il primo è un problema di salute fisica (che tuttavia ha delle conseguenze sul benessere psicologico della persona), il secondo è un problema di natura psicologica che richiede appunto un intervento psicologico per essere affrontato. Spiego a Francesca che una terapia dovrà inevitabilmente tenere conto di entrambi i problemi che purtroppo interferiscono l’un l’altro.
Quali obiettivi si pone la terapia? La terapia si pone due obiettivi: 1) affrontare e interrompere gli episodi di abbuffata; 2) raggiungere e mantenere una salutare perdita di peso. Questi due obiettivi si possono raggiungere affrontando in modo individualizzato i fattori che mantengono gli episodi di abbuffata e il peso in eccesso e utilizzando in modo integrato strategie e procedure della terapia cognitivo comportamentale migliorata (CBT-E) per i disturbi dell’alimentazione e della terapia cognitivo comportamentale dell’obesità (CBT-OB). Queste due terapie sono state molto studiate e hanno ottenuto risultati importanti.
Come si può lavorare sulle abbuffate? Il cibo mi sembra come una droga, non ne posso fare a meno. La terapia prevede di individuare i meccanismi di mantenimento degli episodi di abbuffata, ma anche dell’alimentazione eccessiva e dello stile di vita sedentario. Paziente e terapeuta costruiscono una formulazione, cioè uno schema grafico che aiuti nella comprensione del problema. Questo serve anche a individuare le migliori strategie per far fronte alle diverse situazioni e interrompere i meccanismi che mantengono il problema.
Quali procedure si utilizzano? Ci sono specifiche procedure che aiutano il paziente a regolarizzare l’alimentazione rendendola flessibile, a iniziare uno stile di vita attivo e a gestire gli eventi e le emozioni che influenzano l’alimentazione. L’attenzione è focalizzata sulla persona al fine di renderla consapevole dei propri fattori di mantenimento e di apprendere procedure terapeutiche utili alla gestione del disturbo dell’alimentazione e del peso in eccesso. L’atteggiamento attivo e collaborativo del paziente è di fondamentale importanza nel successo del trattamento.
E come faccio a perdere peso? Per perdere peso ci faremo aiutare da un nutrizionista esperto nella terapia cognitivo comportamentale dell’obesità e nella terapia cognitivo comportamentale dei disturbi dell’alimentazione. La perdita di peso inizierà non appena si è verificata una riduzione degli episodi di abbuffata. Questo perché lavorare sugli episodi di abbuffata ci aiuterà a trovare strategie utili per gestirle anche a lungo termine. Di solito questa fase richiede dalle due alle quattro settimane.
Francesca è partita nel suo percorso e si è stupita di quante cose ha potuto imparare. Adesso sta lavorando per gestire il peso in eccesso.